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M° Contiero 6° Dan |
In natura l’acqua si adatta con facilità a qualsiasi forma in cui viene inserita, ma seppur morbida e duttile, quando si scatena o viene convogliata in modo ottimale risulta essere spaventosamente dura. Un buon studente di arti marziali deve essere come l’acqua, adattarsi a qualunque circostanza, essere morbido e flessuoso ma, quando occorre deve anche saper diventare molto duro. Molte arti psicomotorie hanno le loro lontane radici nel vecchio impero Cinese. Tuttavia ogni arte ha raffinato le proprie convinzioni e le proprie tecniche nel corso dei secoli e si è evoluta specializzandosi. Molte di queste arti hanno mantenuto un aspetto esterno più mite, mascherando con la dolcezza dei movimenti la parte dura e marziale (Per esempio il Taiji Chi Quan). Altre come il Karate ostentano nei movimenti esterni (“wai-kong” lavoro esterno) un aspetto rude e combattivo che tende a nascondere la ricerca interiore (“nei-kong” lavoro interno). In ogni caso, la via interna e quella esterna abbinate alla terza componente (“shen-kong,” lavoro spirituale) sono complementari e indissolubili. L’una non può fare a meno dell’altra, cosi non ha alcuna importanza con quale parte si inizi, l’importante per una crescita equilibrata è che l’obiettivo di riferimento sia globale.
Questi tre livelli ( wai,nei,shen ) sono l’asse portante del “bu-do” o “wu-tao”. La mancanza anche solo di uno di essi, risulta deleteria, impoverisce l’arte e rende tutto ciò che facciamo superficiale.